Benedetto XVI: messaggio di speranza per la Giornata Mondiale della Pace

di Giovanni Perrone
Un messaggio di speranza quello del Papa per la Giornata Mondiale della Pace che tradizionalmente si celebra il primo dell’anno. E’ una speranza che ha le sue radici in Dio e che interpella ogni persona affinché si dia da fare per costruire la pace a partire dal suo “quotidiano”.
Lo stesso tema “Beati gli operatori di pace” invita ciascuno ad agire e manifesta una stretta e dinamica relazione tra la felicità (che viene auspicata da ogni scambio augurale di questi giorni) e la pace. La felicità e la beatitudine, scrive il Papa, sono assicurate a “tutti coloro che si lasciano guidare dalle esigenze della verità, della giustizia e dell’amore”. La pace è un dono che si fa dono, frutto di cooperazione tra Dio e l’uomo, tra l’uomo e gli uomini: “L’uomo è fatto per la pace che è dono di Dio …. La beatitudine di Gesù dice che la pace è dono messianico e opera umana ad un tempo. In effetti, la pace presuppone un umanesimo aperto alla trascendenza. È frutto del dono reciproco, di un mutuo arricchimento, grazie al dono che scaturisce da Dio e permette di vivere con gli altri e per gli altri. L’etica della pace è etica della comunione e della condivisione”.
La pace, infatti, esalta la dignità dell’uomo e promuove vera vita: “Veri operatori di pace sono, allora, coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente. La vita in pienezza è il vertice della pace”.
Di fronte alle mille ingiustizie, alle molteplici forme di violenza e d’illegalità, ai mali sociali, alle sofferenze dei bisognosi, alle numerose guerre potremmo tutti tentati di ritenere impossibile un futuro di pace. Invece, il Papa ci ricorda che “la pace non è un sogno, non è un’utopia: è possibile. I nostri occhi devono vedere più in profondità, sotto la superficie delle apparenze e dei fenomeni, per scorgere una realtà positiva che esiste nei cuori, perché ogni uomo è creato ad immagine di Dio e chiamato a crescere, contribuendo all’edificazione di un mondo nuovo”. Infatti, “il desiderio di pace corrisponde ad un principio morale fondamentale, ossia, al dovere-diritto di uno sviluppo integrale, sociale, comunitario, e ciò fa parte del disegno di Dio sull’uomo.”
Il bene comune auspicato da tutti, purtroppo talora solo a parole, deve stare a cuore di quanti si ritengono operatori di pace. Il Papa evidenzia ciò con chiarezza: “Desidero ribadire con forza che i molteplici operatori di pace sono chiamati a coltivare la passione per il bene comune della famiglia ( … cellula base della società dal punto di vista demografico, etico, pedagogico, economico e politico …) e per la giustizia sociale, nonché l’impegno di una valida educazione sociale …. Una missione speciale nei confronti della pace è ricoperta dalle istituzioni culturali, scolastiche ed universitarie. Da queste è richiesto un notevole contributo non solo alla formazione di nuove generazioni di leader, ma anche al rinnovamento delle istituzioni pubbliche, nazionali e internazionali”. Formazione e rinnovamento che esaltano il ruolo della famiglia, anzitutto, nonché di tutte le istituzioni educative.
Il messaggio pontificio fa espresso riferimento ai notevoli problemi economici che oggi ostacolano la nostra società, invitando a saper trarre profitto delle stesse difficoltà: “Per uscire dall’attuale crisi finanziaria ed economica – che ha per effetto una crescita delle disuguaglianze – sono necessarie persone, gruppi, istituzioni che promuovano la vita favorendo la creatività umana per trarre, perfino dalla crisi, un’occasione di discernimento e di un nuovo modello economico”.
L’urgenza di un forte impegno educativo, caro al Papa, mette in luce l’emergere della “necessità di proporre e promuovere una pedagogia della pace”. E’ una pedagogia che interpella ogni persona e richiede percorsi di conversione da vivere non con grandi proclami, ma nel quotidiano cammino della vita. Infatti, “richiede una ricca vita interiore, chiari e validi riferimenti morali, atteggiamenti e stili di vita appropriati. Difatti, le opere di pace concorrono a realizzare il bene comune e creano l’interesse per la pace, educando ad essa. Pensieri, parole e gesti di pace creano una mentalità e una cultura della pace, un’atmosfera di rispetto, di onestà e di cordialità. Bisogna, allora, insegnare agli uomini ad amarsi e a educarsi alla pace, e a vivere con benevolenza, più che con semplice tolleranza”.
Dall’appello del Sommo Pontefice scaturisce un buon progetto di vita per l’anno nuovo, un progetto “di formazione e rinnovamento” personale e sociale affidato alla responsabilità di ciascuno e di ogni istituzione, progetto da saper incarnare giorno per giorno nel nostro peregrinare lungo i sentieri della vita e del mondo. Tutti ne siamo responsabili!